Dai dati emersi negli ultimi anni risulta che il 20% dei casi di sterilità è da attribuirsi a entrambi i partner, il 35% alla donna, il 35% all’uomo, il restante 10% è idiopatica cioè non ha cause specifica identificate.

La probabilità di ottenere una gravidanza è legata all’età della donna, a prescindere dalle cause di sterilità.  Se la donna ha un’età inferiore ai 35 anni, è probabile che entro il primo anno di rapporti liberi si instauri una gravidanza, se la donna supera i 35 anni il tempo limite scende a 6 mesi, periodo oltre il quale è consigliato rivolgersi ad un centro in cui si effettua la fecondazione assistita.

Anche in questo caso, come nel caso della gravidanza, il principale fattore che influisce sulle probabilità di successo della fecondazione assistita è l’età materna. Le donne con un età inferiore ai 30 anni hanno una probabilità pari al 50%. Tale valore può arrivare al 20% se l’età della donna supera i 40 anni. Oltre all’età, è necessario considerare anche le cause che determinano la sterilità. Patologie come l’endometriosi può ridurre notevolmente le percentuali di successo anche nel caso di giovani donne.

Nonostante alcuni tumori siano estrogeni dipendenti, in letteratura non è presente alcuno studio che indica una relazione tra tumore alla mammella ed il “bombardamento ormonale” a cui le pazienti pensano di essere sottoposte durante un ciclo di fecondazione assistita. È consigliabile, in ogni caso, prima di eseguire un trattamento, valutare con il ginecologo in base all’anamnesi familiare, la necessità di eseguire una mammografia.

Il rischio di malformazioni del feto nato con la fecondazione assistita è lo stesso di quello presente nella popolazione generale. Un leggero incremento è stato registrato solo nel caso della ICSI, probabilmente dovuto al tipo di pazienti che si sottopongono alla tecnica e non alla trattamento. I pazienti che si sottopongono alla ICSI con un severo fattore maschile presentano più frequentemente spermatozoi con aneuploide cromosomiche. Per questo motivo è consigliabile effettuare uno screening genetico accurato che restituisca informazioni affidabili.

A discrezione del ginecologo e in base all’età della paziente e alle cause di sterilità, attualmente, grazie alla Consulta (sentenza 151/2009), è possibile fertilizzare anche più di 3 ovociti. Gli eventuali embrioni soprannumerari evolutivi vengono congelati.

Dopo il transfer degli embrioni, è consigliabile riposare per circa 3-4 giorni. Subito dopo sarà possibile tornare a lavoro evitando il sollevamento di pesi ed eccesivo stress.

È possibile sapere se si è instaurata una gravidanza solo dopo 12 giorni dal transfer degli embrioni effettuando l’esame della BHCG sul sangue. Nel caso in cui questo esame fosse positivo, il prelievo deve essere ripetuto ogni 4 giorni. La camera gestazionale sarà visibile solo dopo 10 giorni dalla prima Beta.

Dott. Claudio Piscitelli Ginecologo

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